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sabato 31 ottobre 2015

Recensione Gillian Flynn - Dark Places

Trama:
Libby non è una ragazza di buon carattere, non lo è mai stata. C’è qualcosa di cinico e meschino in lei, una sorta di lato oscuro di cui lei stessa ammette l’esistenza e con cui è costretta a fare i conti. Libby aveva sette anni quando sua madre e le sue sorelle furono uccise in un rito satanico. Fu lei ad accusare suo fratello Ben di essere stato l’autore della strage. Ventiquattro anni dopo Ben è in carcere e Libby vive alle spalle delle associazioni di beneficenza che le hanno inviato donazioni per tutti quegli anni.
A cambiare le carte in tavola sarà il Kill Club, una società segreta di “feticisti del crimine”, i cui soci sono convinti dell’innocenza di Ben e rintracciano Libby perché lo scagioni. I membri del gruppo le insinuano il dubbio di essere stata manipolata e Libby è infastidita da quei pagliacci fanatici che ficcano il naso nella sua memoria. Ma i soldi che le offrono per tornare a scavare nel suo passato e cercare il vero colpevole della strage le servono. Così Libby inizia una dolorosa ricerca attraverso la quale, a poco a poco, i ricordi riaffiorano da quei luoghi della mente che fino a ora aveva volutamente oscurato. Saranno gli oggetti della sua infanzia e i racconti delle persone che avevano conosciuto la sua famiglia ad aiutarla a ricostruire gli avvenimenti che portarono all’eccidio, fino ad ammettere l’inconsistenza della sua precedente testimonianza. Insospettabili verità verranno a galla e Libby ritroverà se stessa, ripartendo da dove aveva iniziato: in fuga da un killer.




Recensione:
Inizio ringraziando Piemme Edizioni per avermi permesso di recensire questo bellissimo romanzo.

Ho della cattiveria in me, reale come un organo. Mi dilania il ventre e può scivolare a terra, carnosa e scura, tanto da poterla calpestare. È il sangue dei Day. Ha qualcosa che non va. Non sono mai stata una brava bambina e sono peggiorata dopo gli omicidi.

Il romanzo inizia così. Poche parole ma intense che iniziano la storia, ma la chiudono anche. In questa citazione credo sia racchiusa tutta la storia riassumendola. 

Non posso mai soffermarmi a lungo su quei ricordi. Li ho etichettati come luoghi ad alto rischio: i Luoghi oscuri. 

Libby è una donna ormai sopravvissuta al massacro della sua famiglia: la madre e le 2 sorelline. Ad essere stato incolpato, da lei, è Ben, il fratello. 
La storia di questo romanzo è molto realistica perché delinea molte problematiche reali in tante famiglie: un divorzio alle spalle, una donna che si fa carico di mantenere i figli con una fattoria da mandare avanti. 
Quando Libby diventa una donna, decide di scavare nel suo passato perché ha bisogno di soldi e il Kill Club, un gruppo formato da persone affascinate dai gialli, decidono di finanziaria. Inizia così un vero e proprio ritorno verso il passato per Libby che la metterà a dura prova nella ricerca, anche di sé stessa.

Mi ripetevano che la mia testimonianza era sbagliata. Che ero confusa, che ero stata plagiata, che avevo mentito quando, a sette anni, avevo giurato che mio fratello era colpevole.

È stato Ben a massacrare la famiglia? 

Libby, a distanza di anni decide di far visita al fratello e cercare di capire cosa sia successo quella sera del 1985.

Salii i gradini di marmo macchiati e coperti di foglie sporche che scricchiolavano sotto gli stivali, un rumore malsano di vecchie ossa. La porta era di metallo pesante. Bussai, attesi, bussai di nuovo altre tre volte, rimanendo immobile al chiaro di luna come un’attrice di varietà continuamente interrotta da urla e commenti.

«Penso che abbia accettato la condanna come una punizione che si merita, per non essere stato in grado di proteggerci o qualcosa del genere»

Scavando nel passato, Libby scopre che Ben era accusato di seguire riti satanici.

In tutte le città in cui ero vissuta c’erano sempre “i ragazzi del diavolo”, o “le case del demonio”, come c’era sempre un assassino vestito da clown che girava per le strade su un furgone bianco. Tutti conoscevano qualche vecchio magazzino abbandonato alla periferia della città, con un materasso buttato a terra, impregnato del sangue delle vittime sacrificali.

«Allora è una questione di pace, Libby? Pensi che, sapendo la risposta, troverai un po’ di pace? Che tutto si aggiusterà? Pensi che toverai mai la pace dopo quel che è successo, tesoro? Dammi retta: invece di continuare a chiederti che cosa è successo, accettalo e basta. 

Per la prima volta in dieci anni non avrebbe dovuto preoccuparsi, perciò non pianse. A un certo punto, verso l’una del mattino, Libby spalancò la porta e si infilò assonnata nel suo letto. Patty si voltò, le diede un bacio e mormorò: «Ti voglio bene» lieta di poterlo dire a uno dei suoi figli. Libby si riaddormentò così in fretta che Patty si chiese se avesse sentito.

Per me questa è la scena più toccante del libro. Una scena che mi ha fatto un male assurdo a livello di emozioni, anche se c'è ne sono state molte altre ma non commoventi.
A mio parere l'autrice riesce a delineare molto i problemi sociali che una famiglia deve affrontare e, inoltre, scava in profondo nell'animo umano facendo venire alla luce la malvagità che può celarsi all'interno di ogni persona.
Concludo dicendo che quasi per tutto il romanzo il ritmo è stato costante, in certi versi, stabile. Finché non sono arrivato agli ultimi 10 capitoli e il ritmo è stato insostenibile, forsennato, tutto di corsa per scoprire l'assassino.  Conclusione: un enorme colpo di scena. Credevo di aver capito chi fosse l'artefice del massacro, invece...


Voto: 5 su 5

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