Recensioni

martedì 12 aprile 2016

Ryan Graudin – Wolf. La ragazza che sfidò il destino (Recensione in anteprima)

Ryan Graudin – Wolf. La ragazza che sfidò il destino


Trama:

AVREBBE ATTRAVERSATO IL MONDO PER CAMBIARLO, O SAREBBE MORTA PROVANDOCI.

È il 1956 e l’alleanza tra le armate naziste del Terzo Reich e l’impero giapponese governa gran parte del mondo. Ogni anno, per celebrare la Grande Vittoria, le forze al potere organizzano il Tour dell’Asse, una spericolata e avvincente corsa motociclistica che attraversa i continenti collegando le due capitali, Germania e Tokyo. Il premio in palio? Un incontro con il supersorvegliato Führer, al Ballo del Vincitore. Yael, una ragazza sopravvissuta al campo di concentramento, ha visto troppa sofferenza per rimanere ancora ferma a guardare, e i cinque lupi tatuati sulla sua pelle le ricordano ogni giorno le persone che ha amato e che le sono state strappate via. Ora la Resistenza le ha dato un’occasione unica: vincere la gara, avvicinare Hitler… e ucciderlo davanti a milioni di spettatori. Una missione apparentemente impossibile che solo Yael può portare a termine. Perché, grazie ai crudeli esperimenti a cui è stata sottoposta, è in grado di assumere le sembianze di chiunque voglia. Anche quelle di Adele Wolfe, la Vincitrice dell’anno precedente. Le cose però si complicano quando alla gara si uniscono Felix, il sospettoso gemello di Adele, e Luka, un avversario dal fascino irresistibile…

Acclamato dalla stampa, premiato dalla critica, un romanzo feroce e magnifico. Il primo capitolo di una nuova straordinaria serie dal ritmo adrenalinico e dall’indimenticabile protagonista femminile. Un’eroina forte e coraggiosa che rimane nel cuore del lettore per molto, molto tempo.

“Una lettura perfetta per tutti.” - The Guardian

“Il trionfo della suspense. Per gli appassionati di Hunger Games.” - Starred Review
Dalla quarta di copertina
“Wolf ha tutto quello che serve: un’ambientazione appassionante, personaggi da amare e da odiare, azione e introspezione. E io non vedo l’ora di sapere come andrà avanti la storia.” Fabio Geda, autore di Nel mare ci sono i coccodrilli e Berlin



Recensione:
Grazie DeAgostini per l’inizio di questa nuova saga. Appena ho letto la trama avevo capito che sarebbe stato un bellissimo libro. Fin dalle prime pagine si capisce che l’autrice ha talento da vendere. Ha saputo creare un atmosfera che, nonostante il periodo di cui tratta, mi ha emozionato. 

Ci fu un tempo, un tempo diverso, in cui una ragazza visse in un regno di morte.
I lupi ululavano sul suo braccio. Un intero branco, disegnato dall’inchiostro di un tatuaggio e dal dolore, dal ricordo e dal lutto.
E questa era l’unica cosa di lei che non cambiava mai.

Il libro inizia così.  Con una ragazza che viene portata in un campo di detenzione degli ebrei durante il periodo nazista, di cui il capo è, come tutti sappiamo Adolf Hitler. La ragazza viene subito notata da un medico del campo, il quale, nota subito la sua forza interiore e decide di utilizzarla per degli esperimenti scientifici. 

«Tieni questa bambina per l’Esperimento 85. È un progetto a lungo termine, quindi assegnale un alloggio nelle baracche dei detenuti. E assicurati che non la rapino a zero: avrò bisogno di qualche ciocca per i campioni.»

Yael entra a far parte della Resistenza, fra dolori e tormenti, ed esige vendetta. L’obiettivo della resistenza è la morte di Hitler. In seguito agli esperimenti subiti durante il periodo nel campo di concentramento,  Yael, “ottiene” un potere.

Aveva in mente una nuova faccia, altrettanto ariana ma dai tratti più marcati, e la scolpì abilmente in pochi secondi. Il processo – tendere la pelle, spostare le ossa e avvolgerle di cartilagine – era sempre doloroso, ma era rapido: zac, zac, zac. Pezzi nuovi, ragazza nuova.

Ogni anno, per celebrare la Grande Vittoria, viene organizzata una gara di motociclette che parte dalla Germania fino ad arrivare a Tokyo.  La milito premio è la possibilità di conoscere Hitler. Adele Wolfe è l’unica ragazza che è riuscita ad avvicinarsi al Fuhrer vincendo la gara dello scorso anno. Yael deve quindi assumere le sembianze di Adele per riuscire nel suo intento. Ci riuscirà?  Il suo sogno fin da piccola è quello di essere una Valchiria. 

Valchirie: vergini della mitologia norrena. Selezionatrici di uomini, appaiono sui campi di battaglia per stabilire quali guerrieri devono morire e quali vivere. Benché molti dipinti le raffigurino a cavallo, una strofa incisa sulla Pietra runica di Rök descrive una Valchiria di nome Gunnr che cavalca un lupo.
Questo era ciò che le pagine ingiallite dell’enciclopedia di Henryka dicevano a proposito di quella parola. C’era anche un’illustrazione: donne bellissime a seno nudo, tutte curve e piume, in piedi sulle rovine. A decidere. Chi viveva. Chi moriva. I loro sguardi solcavano campi di lance spezzate, asce rotte, corpi dilaniati. Il cielo sopra di loro era tinto dal fumo della battaglia. Nero e intagliato con cura, linea dopo linea.
Con quelle ali, sembravano angeli. Belle, mostruose, temibili.

Ma Yael è soltanto una ragazza con 5 lupi tatuati sul polso. Cinque lupi che la guidano mordendo la sua pelle, azzannando i tendini e le ossa e portando a galla ricordi seppelliti dentro di lei. Ricordi di dolore, di perdite. Ricordi che la spingono a chiedere vendetta, perché lei è una lupa silenziosa e feroce. 
Non vedo l’ora di leggere i seguiti perché meritano davvero molto. Questo libro mi ha emozionato per la poesia che è in grado di suscitare l’autrice,  in certi momenti dove non ci si aspetta. Per non parlare del colpo di scena più grande. 


Era l’ultima volta che vedeva la mappa in quelle condizioni, perché l’indomani sarebbe iniziata la fine. Lei avrebbe gareggiato in motocicletta da Germania a Tokyo, avrebbe vinto il Tour dell’Asse e conquistato un invito al Ballo del Vincitore […]
Avrebbe attraversato il mondo e l’avrebbe cambiato.
O sarebbe morta provandoci.


L’autrice scava nel profondo dell’animo di Yael mettendo a nudo ogni suo pensiero, ogni dolore e ogni tristezza. L’unica cosa che non mi piace, in base ai miei gusti personali, è il fatto che negli Young Adult i ragazzi sono sempre troppo adulti.

Giudizio: 5 su 5

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