Recensioni

venerdì 3 novembre 2017

Novità in libreria Fazi Editore

Dei nostri fratelli feriti

Joseph AndrasDEI NOSTRI FRATELLI FERITI
Vincitore del Premio Goncourt Opera Prima 2016
L’autore ha rifiutato il riconoscimento:
«La competizione, la concorrenza e la rivalità per me sono nozioni estranee alla scrittura e alla creazione».
È il 1956, ad Algeri, e Fernand Iveton ha appena piazzato un ordigno nella fabbrica in cui lavora. Sente chiamare il suo nome, si volta e in un attimo i poliziotti gli sono addosso. La bomba viene disinnescata ma, anche se fosse esplosa, non avrebbe ucciso né ferito nessuno. E questo, Fernand, comunista e fervente sostenitore dell’indipendenza algerina, lo sa bene: il suo doveva essere un atto di sabotaggio, un gesto simbolico che avrebbe lasciato un segno, certo, ma negli spiriti, non sui corpi. Eppure, paradossalmente, è proprio il corpo di Fernand a venire marchiato, unica vittima del fantasma dell’esplosione. Arrestato e fatto prigioniero, Fernand viene torturato e martoriato, offeso e umiliato, esposto e infine ghigliottinato. È il corpo di Fernand, le sue spoglie, la sua testa, che l’opinione pubblica reclama, quel corpo troppo ingombrante, troppo pericoloso, perché i comunisti ne prendano apertamente le difese, è quello il corpo sacrificale per il quale tutti i gradi di giudizio confermano la pena capitale e a cui, nel febbraio del 1957, il governo francese (presidente René Coty, ministro della Giustizia François Mitterrand) rifiuta la grazia. Questa è la storia vera di Fernand Iveton, l’unico europeo giustiziato durante la guerra d’Algeria.
Ciò che stupisce del giovane Joseph Andras è il rigore della sua scrittura: nessun artificio, mai un allontanamento retorico, ma una ligia prossimità al soggetto della sua narrazione. Dei nostri fratelli feriti è un ibrido tra la testimonianza storica e un’opera poetica, un documento letterario pervaso da una carica morale dirompente che restituisce con pochi, misurati tratti lo spirito di un’epoca.
«Questo scrittore che coltiva la propria unicità merita il Premio Goncourt Opera Prima».
«L’Humanité Dimanche»
«Grazie all’agile penna di Joseph Andras, i sussulti di un’epoca rimano con i contrasti di una città divisa tra due mondi».
«La Culture»
«In questo racconto scioccante Joseph Andras narra con talento e ardore la storia di un giovane idealista».
«L’Express»
«Un romanzo d’esordio sorprendente ritorna su una vicenda dolorosa». 
«Page»
«Joseph Andras firma un primo romanzo implacabile».
«Politis»
L'undicesima ora

Giovanni Ricciardi
L'UNDICESIMA ORA
Il corpo senza vita di un noto architetto romano viene ritrovato nel suo loft una settimana dopo il decesso. L’autopsia non ha ancora dato risposte certe sulle cause, ma sembra escludere l’ipotesi della morte violenta. Quasi contemporaneamente, una villetta dove l’architetto abitava fino a poco tempo prima viene distrutta da un incendio doloso. I due eventi sono in relazione tra loro? Qualcuno voleva la morte dell’uomo? Il commissario Ottavio Ponzetti – giunto alla sua ottava avventura – non sa opporre resistenza alla seduzione delle coincidenze e si appassiona al caso nonostante non sia di sua diretta competenza.
Oltre al fidato ispettore Iannotta, Ponzetti coinvolge nell’inchiesta amici e parenti, mettendosi insieme a loro sulle tracce di una misteriosa donna spagnola e incrociando, nel corso dell’indagine, la biografia e le opere di importanti personaggi del Novecento, tra cui l’architetto Antoni Gaudí: proprio a Barcellona – come già era avvenuto nelle ultime indagini, che lo avevano portato prima in Sicilia, poi addirittura in Patagonia – il commissario trascorrerà una movimentata e intrigante vacanza di lavoro.
Ma le strade battute da Ponzetti tornano sempre a Roma, dove le numerose ipotesi, i dubbi e le incertezze svaniscono portando alla luce una sola, sorprendente verità.
«Cammina, Ponzetti. Cammina per la città, incontro alla notte, in mezzo alla gente che corre dietro alla vita senza raggiungerla mai». 
Maurizio De Giovanni
«Il commissario Ottavio Ponzetti è uno dei detective più bravi e rassicuranti del giallo italiano». 
Fabrizio D’Esposito, «Il Fatto Quotidiano»
«Un commissario colto e un po’ all’antica precipitato nella Roma del terzo millennio». 
Paolo Fallai, «Sette – Corriere della Sera»
«Rarità tra i suoi colleghi, il commissario Ponzetti non è un burbero ed è fedele alla moglie. Vizi? Il biliardo e le passeggiate per Roma». 
Irene Soave, «Vanity Fair»
«Il fascino dolceamaro del commissario che dal 2008 si è conquistato un posto tra i più amati investigatori del panorama letterario italiano».
Andrea Monda, «Il Foglio»
Cifre della trascendenza

Karl JaspersCIFRE DELLA TRASCENDENZA
Nelle sue ultime lezioni all’Università di Heidelberg, tenute nel semestre estivo del 1961, Jaspers affronta il tema della relazione tra filosofia e rivelazione, un tema che ha occupato gran parte della fase finale del suo pensiero.
È proprio qui che le riflessioni più squisitamente esistenziali del filosofo trovano un’affinità, attecchiscono e sbocciano in un terreno prettamente teologico. Jaspers cerca di conciliare due dimensioni in apparenza contradditorie dell’uomo: la sua limitatezza e il suo anelito verso il trascendente. All’appello di questa dimensione altra, di fronte alla quale il linguaggio e la comprensione dell’uomo subiscono un eterno scacco, ci sono due risposte fondamentali. Una è quella che passa attraverso le cifre: esse sono il raccordo, e il racconto, con cui l’esistenza umana si riappropria della sua origine. Sono i gesti esistenziali, le immagini, i momenti, uniche istanze per noi comprensibili, attraverso cui la trascendenza ci fa pervenire il suo richiamo. «Le cifre sono moltissime. Non è possibile ricondurre a un denominatore comune quelle apparse nel corso della storia o nell’Antico e nel Nuovo Testamento. […] È fondamentale che le cifre siano storiche, cioè uniche nella loro forma. Pertanto non si parla di Dio in sé, ma del Dio di Abramo e Giacobbe, o del Dio che parla a Mosè. Si parla in modo concreto e storico, ma in cifre». L’altra risposta, invece, è quella del buddhismo, che mira al superamento delle cifre, al rifiuto dell’immagine e, in un certo senso, del pensiero stesso.
Grazie a queste brevi e dense otto lezioni possiamo ascoltare la viva voce di Jaspers, seguirla nelle sue improvvise intuizioni, nei suoi inaspettati collegamenti concettuali e farci irretire da uno dei pensatori più profondi del suo secolo.

Nessun commento:

Posta un commento