Titolo: Terra 2486
Autore: Andrea Bindella
Casa Editrice: Self Publishing
Genere: Fantascienza
Formato: Elettronico e Cartaceo
Prezzo: eBook € 1,49 / Cartaceo € 11,99
Pagine: 221
Data Pubblicazione: dicembre 2017
Acquisto:
Twitter: http://twitter.com/AndreaBindo
Quarta di copertina:
“Ora che ti ho spiegato il piano fin nei minimi particolari, dovrebbe arrivare
la cavalleria ad uccidermi e salvarti, proprio come nei film”.
In un futuro privo di guerre, la colonia umana Adhras è stata attaccata e
sterminata. Le prime indagini sui responsabili sembrano portare ad una civiltà
di robot senzienti che prospera a pochi anni luce di distanza. Al generale
Russel viene affidato l’incarico più gravoso della sua carriera: formare e
addestrare una squadra d’assalto per affrontare i colpevoli e porre fine alla
loro esistenza.
Riuscirà il protagonista nel suo intento o questa si rivelerà la sua ultima
missione?
Chi si cela realmente dietro il sipario e muove tutti come burattini?
Battaglie, tradimenti, incubi e colpi di scena si alterneranno prima dello
scontro finale, attraverso una storia dai risvolti inaspettati.
Biografia:
Andrea Bindella è nato a Perugia il 14 maggio 1979, vive ad Assisi e lavora
come libero professionista. Nel tempo libero ama leggere fumetti e romanzi,
ascoltare musica rock, pop e jazz, guardare film e serie televisive e cucinare.
Nell'estate del 2017 pubblica il suo primo libro - "Un nuovo nemico" -
un thriller/fantasy che riscuote subito un successo inaspettato per un romanzo
d'esordio.
A novembre dello stesso anno decide di pubblicare "Terra 2486",
ambientato in un futuro non troppo lontano in cui l'incubo di un attacco alieno
sembra minacciare l'umanità.
Estratto:
“Ora che ti ho spiegato il piano fin nei minimi particolari, dovrebbe arrivare
la cavalleria a uccidermi e salvarti, proprio come nei film”. La donna si
guardò intorno e tese le orecchie. “Non sento niente”. Sorrise. “Addio, tesoro.
A non rivederci più”. Prese la mira e gli sparò alla testa.
* * *
“Deve essere lui” disse l’umanoide con le corna. Si faceva
chiamare Bafhetis.
“Sì, dobbiamo fare in fretta, rischiamo di perdere la sua essenza” replicò
l’umanoide con la barba bianca lunga. Lo chiamavano Elhoynam.
“Dopo quasi cinquemilaseicento anni, ti fai prendere dall’ansia proprio ora?”
sbottò Bafhetis.
“Se quel giorno non ti fossi messo in mezzo, con quella tua idea di salvarli a
bordo di una strampalata nave di legno, ora non ci troveremmo in questa
situazione!”.
“Bravo, sono solo cinquemila anni che me lo rinfacci, mi stavo giusto chiedendo
quando lo avresti fatto anche oggi”.
“Che poi, non ti era bastata, la prima volta, quella specie di zattera? Anche
la seconda volta hai voluto fare il misericordioso; universi e pianeti diversi,
stessa fine. Ma perché continuo a lavorare con te, mi chiedo. Voglio il
trasferimento!” aggiunse Elhoynam.
“Bla, bla, bla… Sempre le stesse ciance. Che pazienza, povero me”.
“Bafhetis, metti il riattivatore sul petto di questo cadavere; ci vorranno anni
per ridargli un corpo funzionante”.
“Perché, hai impegni?”.
“Allora avrai l’onore di spiegarlo a mia moglie” lo minacciò Elhoynam.
Bafhetis appoggiò il congegno elettronico, simile a un piatto di ceramica, sul
petto del cadavere disteso a terra. Con le dita artigliate sfiorò alcuni
pulsanti situati al centro del disco che iniziò a emettere uno strano ronzio,
seguito da flash luminosi. Il cadavere venne scosso da convulsioni sempre più
frequenti e forti, fino a quando il disco non smise di ronzare e l’intera
struttura ripiombò nel silenzio più assoluto.
“L’essenza dell’umano è stata risucchiata nel disco, ottimo lavoro” osservò
Elhoynam.
“Prendiamo questo corpo e portiamolo a bordo della nave. Non ha la minima idea
di quello che gli aspetterà una volta riaperti gli occhi”.
Una risata sinistra riempì l’hangar spaziale.
* * *
CIRCA TRE MESI PRIMA
“Qui colonia Adras, ci ricevete? Siamo stati attaccati. Vi prego, aiutateci! Mi
sentite? Come funziona questo maledetto aggeggio? Rispondete, per favore!
Mandateci dei soccorsi, aiutateci, vi prego!”.
Le domande dell’uomo non trovarono risposta.
“John, sei tu? Dai, smettila di fare l’idiota! Rispondi, sei tu?”.
L’interfono emise un flebile ronzio.
“Dai, John, che cazzo fai? Rispondi!”.
Si udì un rumore di lamiere accartocciate.
“Oh, cazzo!”.
Dei colpi d’arma da fuoco fecero crepitare l’interfono.
“Nooo! Nooo!”.
Seguirono altri colpi d’arma da fuoco, un urlo straziante e poi, ancora,
silenzio.
La comunicazione si interruppe.
Grazie per la segnalazione!
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