Recensioni

lunedì 25 marzo 2019

(Int) Rewiev Party Franco Buso - Devora

#Prodottofferto da #FrancoBuso

#Genere: Storico



Parigi, 1314. Presso la cattedrale di Notre-Dame è allestita una pira e la folla si accalca, bramosa di assistere allo spettacolo: l’ultimo Maestro dei Cavalieri Templari sta per essere mandato al rogo. L’uomo sale sulla legna accatastata, il boia appicca il fuoco, le fiamme si levano. Ma un istante prima che lo avvolgano, il Maestro lancia una fiera invettiva contro il re Filippo IV il Bello, che ha voluto la sua fine. E una cupa profezia: il destino del sovrano è segnato, così come quello del papa e della stessa Chiesa, che tra settecento anni cesserà di esistere.
La folla è sbigottita. Solo una ragazza dai magnifici occhi color oro sembra credere per prima alle parole del Templare. Quella ragazza, che osserva il rogo silenziosa, ha il dono della chiaroveggenza.
Tutto era iniziato molto prima della sua nascita, quando sua madre, nata in Palestina, era rimasta orfana a seguito dello sterminio della sua famiglia da parte dei Mamelucchi. Ed era stata punta da uno scorpione del deserto, il cui veleno è in grado di compiere miracoli…
In un affascinante romanzo, i cui protagonisti sono legati da fili invisibili sempre più connessi, il viaggio di due donne eccezionali attraverso luoghi remoti ed epoche lontane. Ma più vicine di quanto non si creda: il gran finale vi lascerà senza fiato.





Recensione

Ringrazio La gilda delle blogger e l’autore per averci permesso di recensire questo libro che ho adorato fin dalle prime pagine. 
Il romanzo è incentrato su diversi temi che affronterò nel corso della recensione.
Innanzitutto, il lettore, viene catapultato nel 1288 a Gerusalemme dove fa la conoscenza di Miriam e la tragedia che la colpirà. E’ una bambina che ho amato fin dall’inizio per la sua dolcezza e la sua tenerezza. 

Le lacrime si facevano strada a fatica tra la polvere e la fuliggine che annerivano le sue guance, lasciandovi umide scie biancastre. A un mese dal compimento dei suoi sette anni, Miriam era rimasta sola al mondo.


Miriam rimane orfana, ma verrà accolta da una famiglia che la cresce con amore come se fosse figlia loro. Grazie all’amore della famiglia e della sorella Jochebed, a cui si legherà molto, Miriam imparerà i valori della vita.
Ancora da piccola, insieme ai parenti, farà un lungo viaggio che la porterà ad Acri dove farà la conoscenza del conte jacques de Molay, una figura di spicco. 
Ma facciamo un passo indietro. 
Nel prologo incontriamo proprio quest'ultimo personaggio in circostanze non tanto piacevoli. Infatti nel corso del romanzo, il lettore, si troverà a percorrere la vita di Miriam fino ad arrivare agli eventi narrati all'inizio del romanzo. 
Cosa succede nel prologo? Tre persone vengono messe al rogo, ma spetta al lettore scoprire tutti i contorni del perché. L’unico indizio che ci viene fornito è quello che si tratta di Templari. 
Nel corso del viaggio per raggiungere Acri un evento particolare cambierà la vita di Miriam: verrà punta da un scorpione dorato. Nel corso della sua vita assisteremo ad eventi che hanno qualcosa di soprannaturale.

Quella ragazzina aveva dentro di sé qualche cosa che lei non avrebbe saputo definire senza chiamare in causa poteri taumaturgici; e come cristiana, non poteva.

All’inizio saranno piccole cose non degne di nota, soprattutto da parte di Miriam.
Man mano che ci inoltriamo nella storia, in parallelo alla vita di Miriam, si sommano altri eventi. Un esempio ne sono gli attacchi dei Mamelucchi a cui i Templari dovranno far fronte. 
Si tratta di un romanzo pieno di valori quali l’amicizia e l'amore, la fede ed anche una bella dose di eventi riguardanti la religione, senza esagerare con particolari. Diciamo che può sembrare che la religione svolga un ruolo marginale, ma non è così. E’ un romanzo vero, in quanto le vicende ivi narrate, sono scritte talmente bene da portare il lettore a chiedersi se non siano realmente accadute così come l’autore le ha scritte. Purtroppo non posso anticipare molto per non rovinarvi il piacere della lettura, ma credetemi è un romanzo davvero ben scritto. Ovviamente c’è stata qualche pecca ma io non l’ho considerata essenziale per rovinare la lettura.
Di cosa sto parlando? In alcuni punti ho notato alcune incongruenze inerenti il linguaggio usato. Un esempio ne sono le impronte digitali che l’autore cita, ma di cui a quei tempi non era possibile esserne a conoscenza perché la loro scoperta è avvenuta in seguito. Però come ripeto, non è un fatto che rovina la lettura, una semplice pecca sottile, una sfumatura diciamo. Nei romanzi storici è normale cadere in un tranello del genere. 
Questa è l’unica sfumatura negativa che ho riscontrato ma che, nonostante tutto, mi ha fatto amare lo stesso il romanzo. Come dissi all’inizio, mi sono subito innamorato del personaggio di Miriam, che considero il migliore dal punto di vista della descrizione caratteriale. 
Inoltre, man mano che il lettore percorre la vita di questa ragazza, il mistero aumenta fino ad arrivare al culmine. 
L’autore ha saputo tessere una bellissima trama storica anche con l’incontro di personaggi famosi dell’epoca, tra cui Dante Alighieri e Giovanna D’Arco.
Gli eventi porteranno Miriam a diffidare della Chiesa e del Papato, nello svolgersi delle vicende narrate.


Questo è un riassunto dei temi affrontati nel romanzo:
  • Religione;
  • Eresia;
  • Stregoneria;
  • Fede;
  • Amore, amicizia, ma anche, per certi versi l’impatto dell’omosessualità, ma marginalmente.


Giudizio: 4 su 5





Intervista

  • Come mai la scelta di scrivere un romanzo storico?
Per la verità non è stata una scelta voluta, piuttosto l’uzzolo di seguire un’idea. La leggenda – e non la storia – ci racconta di quattro profezie pronunciate da Jacques de Molay sul rogo, a cui tuttora i cultori del “mito” dei Templari sembrano voler credere. Ho voluto prendere spunto da tali profezie e cimentarmi in una narrazione che le collegasse e ne confermasse – ovviamente come “fiction” - la veridicità. Io sono appassionato di storia, credo che sia evidente. Ma in questo romanzo di storico c’è solo l’ambientazione, la vicenda centrale è tutta di fantasia.

  • C’è un personaggio del libro al quale ti senti più vicino? 

Sarebbe come chiedere a un genitore qual è il suo figlio preferito… Ma in questo caso la risposta è scontata: Miriam e Devora – le protagoniste assolute del romanzo - le sento come mie creature, non potrei che amarle... Ma ci sono altri due personaggi, sempre di fantasia e diversissimi fra loro, che – come autore – mi hanno pienamente soddisfatto: Caterina e Geneviève.


  • La tua citazione preferita di Devora?
Per quanto riguarda la citazione la scelta è difficile. Potrei citare il passo in cui Devora brucia la salma della madre: “Miriam di Gerusalemme, che a sette anni era scampata fortunosamente all’incendio della sua casa e dei suoi famigliari e che si era trovata sola sulla strada col volto annerito dalla fuliggine, era diventata fuliggine lei stessa, e volteggiava cullata dalla brezza primaverile, sospesa tra il cielo e il mare di Marsiglia, dall’altra parte del Mediterraneo.” 
Mi viene in mente anche il momento in cui Devora si rivolge all’ufficiale nazista che aveva tentato di stuprarla: «Sei un miserabile vigliacco» gli disse «sai essere uomo solo quando la pistola ce l’hai in mano tu, altrimenti te la fai sotto.»
È una frase che, ahimè, in senso lato potrebbe essere tuttora rivolta a molti uomini.

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