Recensioni

mercoledì 11 ottobre 2017

Novità in libreria




Elizabeth von Arnim 
IL GIARDINO DI ELIZABETH


Dopo il grande successo di Un incantevole aprile, trovate ora in libreria il primo romanzo di Elizabeth von Arnim, uscito nel 1898 in forma anonima, presentato in una versione integrale inedita in Italia e con una nuova traduzione.


In fuga dall’opprimente vita di città, l’aristocratica Elizabeth si stabilisce nell’ex convento di proprietà del marito, un luogo isolato e carico di storia in Pomerania. A vivacizzare le giornate della signora ci sono le tre figlie – la bimba di aprile, la bimba di maggio e la bimba di giugno –, le amiche Irais e Minora, ospiti più o meno gradite con le quali intrattiene conversazioni brillanti e conflittuali, sempre in bilico fra solidarietà e rivalità femminile, e poi c’è lui, l’Uomo della collera, «colui che detiene il diritto di manifestarsi quando e come più gli piace». Ma soprattutto c’è il giardino, una vera e propria oasi di cui Elizabeth si innamora perdutamente. Estasiata dalla pace e dalla tranquillità del luogo, trascorre le ore da sola con un libro in mano, immersa nei colori, nei profumi e nei silenzi, cibandosi soltanto di insalata e tè consumati all’ombra dei lillà. Mentre le stagioni si susseguono, Elizabeth ritrova se stessa, i suoi spazi, i suoi ricordi e la sua libertà. Una storia che ha molto di autobiografico narrata da una donna più avanti del suo tempo: una donna di mondo coraggiosa e irriverente che parla a tutte le donne di oggi. 


«Un libro straordinario, dal fascino inconsueto e dall’energia irrefrenabile».
Elizabeth Jane Howard, autrice de La saga dei Cazalet


Roman Senchin
L'ULTIMO DEGLI ELTYŠEV

Un racconto lucido, crudo e cinico del lato oscuro della provincia russa, che nulla lascia alla speranza né a buonismi di sorta. Tradotto in dieci paesi e finalista ai più importanti premi letterari nazionali, il romanzo ha riscontrato uno straordinario successo di pubblico e critica e il suo giovane autore rientra oggi nel novero delle voci più significative della letteratura russa contemporanea. 

Gli Eltyšev sono una famiglia come tante, nella Russia di oggi: Nikolaj è un agente di polizia che si occupa della sorveglianza in un luogo di detenzione per alcolizzati e disturbatori della quiete pubblica, sua moglie Valentina lavora da trent’anni nella biblioteca cittadina. Hanno due figli ventenni: il maggiore è uno scansafatiche e il minore è in carcere da quando, in una rissa, ha ridotto un altro ragazzo a un vegetale. Ma poteva andare peggio, in fondo. Non vivono nel lusso, certo, ma la loro è una vita onesta e normale: un appartamento assegnato dal comune, un televisore e perfino un’auto, il simbolo del benessere per eccellenza. Tutto precipita, però, quando Nikolaj perde il lavoro a causa di una grave negligenza. La famiglia è costretta a trasferirsi in campagna, nella catapecchia di una vecchia zia. Le conseguenze sono devastanti: è l’inizio di una discesa agli inferi, un susseguirsi di fallimenti e disgrazie, scanditi da alcol, apatia e violenza, che porteranno alla lenta e inesorabile disgregazione della famiglia. Perché i legami affettivi e le buone intenzioni nulla possono di fronte alla miseria. La provincia russa di oggi è un altro mondo, in un altro tempo, e Roman Senchin, che la conosce bene, ce ne racconta il lato oscuro. 

«In Russia gli Eltyšev stanno diventando un simbolo, un nome conosciuto quanto Oblomov».
«Le Temps»

«L’ultimo degli Eltyšev è Robinson Crusoe capovolto: il deterioramento palpabile dello spirito umano che si disperde a ogni livello della vita, il fallimento di individualismo e iniziativa, la capitolazione dell’uomo di fronte alla natura… Cattura l’umore di un’epoca».
Lev Danilkin
bruno giordano
Giancarlo Governi
BRUNO GIORDANO
Una vita sulle montagne russe


Inizio i miei lunghi incontri con Bruno che mi racconta tutto e io scopro che le nostre vite diametralmente opposte affondano le radici in un humus comune. Siamo nati e cresciuti a Trastevere in epoche diverse, ma quando il quartiere più famoso di Roma aveva conservato tutte le sue caratteristiche e soprattutto la sua umanità.
Trastevere subirà la sua profonda trasformazione negli anni Novanta, quando io l’ho lasciato da tanti anni e Bruno ha smesso di essere un calciatore. Siamo andati nella stessa scuola elementare, abbiamo giocato in mezzo alla strada e dopo siamo passati all’oratorio della parrocchia. Poi le nostre vite hanno preso strade diverse ma ci siamo formati negli stessi territori, abbiamo respirato la stessa aria, abbiamo frequentato gli stessi luoghi, abbiamo conosciuto le stesse icone: il Gianicolo con i luoghi garibaldini, piazza Trilussa e piazza Giuseppe Gioacchino Belli, con i monumenti ai due grandi poeti romani, abbiamo fatto il bagno nel Fontanone e dal Ciriola a ponte Sant’Angelo. Lui giocava a piazza Santa Maria, di fronte alla basilica che conserva i mosaici del Cavallini, e io a via degli Orti D’Alibert alle pendici del Gianicolo, dove si respira l’aria del carcere di Regina Coeli.
Bruno mi ha raccontato la sua storia, con i suoi trionfi, le sue gioie, ma anche le tragedie e le umiliazioni. Questo altalenarsi di fatti e di momenti positivi con i momenti negativi, di salite gloriose e di disarmanti discese hanno suggerito il titolo del libro. E Bruno questa sua vita “sulle montagne russe” me l’ha trasmessa così bene che ho deciso di raccontarla in questo libro in prima persona, prestandogli la mia capacità narrativa insieme alla mia cultura e alla mia sensibilità. Flaubert disse: «Madame Bovary c’est moi». Posso dire che Bruno Giordano sono stato io, il tempo della stesura di questo libro.
Giancarlo Governi

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