Recensioni

venerdì 7 febbraio 2020

Laura Imai Messina - Quel che affidiamo al vento (Recensione)


Sul fianco scosceso di Kujira-yama, la Montagna della Balena, si spalanca un immenso giardino chiamato Bell Gardia. In mezzo è installata una cabina, al cui interno riposa un telefono non collegato, che trasporta le voci nel vento. Da tutto il Giappone vi convogliano ogni anno migliaia di persone che hanno perduto qualcuno, che alzano la cornetta per parlare con chi è nell'aldilà.
Quando su quella zona si abbatte un uragano di immane violenza, da lontano accorre una donna, pronta a proteggere il giardino a costo della sua vita. Si chiama Yui, ha trent'anni e una data separa quella che era da quella che è: 11 marzo 2011. Quel giorno lo tsunami spazzò via il paese in cui abitava, inghiottì la madre e la figlia, le sottrasse la gioia di essere al mondo. Venuta per caso a conoscenza di quel luogo surreale, Yui va a visitarlo e a Bell Gardia incontra Takeshi, un medico che vive a Tokyo e ha una bimba di quattro anni, muta dal giorno in cui è morta la madre.
Per rimarginare la vita serve coraggio, fortuna e un luogo comune in cui dipanare il racconto prudente di sé. E ora che quel luogo prezioso rischia di esserle portato via dall'uragano, Yui decide di affrontare il vento, quello che scuote la terra così come quello che solleva le voci di chi non c'è più.
E poi? E poi Yui lo avrebbe presto scoperto. Che è un vero miracolo l'amore. Anche il secondo, anche quello che arriva per sbaglio. Perché quando nessuno si attende il miracolo, il miracolo avviene.

Laura Imai Messina ci conduce in un luogo realmente esistente nel nord-est del Giappone, toccando con delicatezza la tragedia dello tsunami del 2011, e consegnandoci un mondo fragile ma denso di speranza, una storia di resilienza la cui più grande magia risiede nella realtà.


Recensione

Buongiorno bookdreamers, oggi voglio parlarvi di questo meraviglioso romanzo che da giorni attirava la mia attenzione. Fin da subito sono stato rapito dalla trama e dalla curiosità, perché alla fine i libri scelgono noi, noi è il contrario.  Inoltre si tratta di una storia ambientata in Giappone, un paese che da sempre mi affascina. Ma passiamo alla recensione.

Il libro è ambientato nel periodo in seguito allo tsunami del marzo 2011 che ha sconvolto il Giappone.


Questa storia è ispirata a un luogo che esiste realmente, a nord-est del Giappone, nella Prefettura di Iwate. Un giorno, un uomo installò una cabina telefonica nel giardino della sua casa ai piedi di Kujira-yama, la Montagna della Balena, subito accanto alla città di Ōtsuchi, uno dei luoghi più colpiti dallo tsunami dell’11 marzo 2011. All’interno è posato un vecchio telefono nero, non collegato, che trasporta le voci nel vento. Migliaia di persone vi si recano in pellegrinaggio ogni anno.
La protagonista, Yui, perderà due persone importanti in questo disastro, la madre e la bambina. Yui non aveva mai sentito parlare di questo luogo finché un ascoltatore della radio in cui lavora non ne ha fatto menzione. Questa vicenda attirerà subito l'attenzione della giovane ragazza al punto di spingerla ad informarsi e, recarsi, ai piedi della Montagna della Balena. 
In ogni capitolo l'autrice ci permette di conoscere i pensieri, il dolore, i dubbi di Yui, la sua enorme paura del mare dovuta anche al cataclisma dello tsunami. E' da sempre alla ricerca di un po' di pace per sé stessa. A dire la verità, nonostante tutto, Yui è scettica su questo luogo misterioso, ma decide di recarvisi ugualmente. E' molto distante da Tokyo, città nella quale vive, e decide di spostarsi in macchina e, alla vista del mare, ha un forte senso di nausea e paura. E come si fa a non averla visto che le ha portato via tutto?!

E quando la felicità diventa una cosa, qualunque altra cosa attenti alla sua sicurezza è il nemico. Fosse anche impalpabile come il vento, fosse anche della pioggia che cascava dall’alto. A costo della sua vita da niente, Yui non avrebbe mai lasciato accadesse del male a quella cosa e al luogo che ne consegnava la voce.
Arrivata a Bell Gardia, la ragazza si incanterà di fronte alla bellezza di questo giardino, con questa cabina telefonica visitata da tante persone. La leggenda narra che sollevando la cornetta telefonica si possa parlare con i propri cari perduti. 

Era uno spazio in cui chi sopravviveva, rinunciava a ogni emozione, anche alla gioia, pur di non dover subire il dolore degli altri.

C'è un particolare molto significativo che non posso svelarvi, ma che ho notato. 
Bell Gardia diventerà un'isola felice per Yui, tant'è che deciderà di andarci almeno una volta al mese, e poi, una volta alla settimana. Qui troverà, per caso, un uomo. Notando subito l'espressione del suo viso, la tristezza e il dolore, capirà che anche lui è un sopravvissuto e che ha perso qualcuno di importante. 
Takeshi è un medico che ha perso la moglie, ma non per lo tsunami, e questo ha sconvolto anche la loro bambina (di cui mi sono innamorato ovviamente, per la sua dolcezza e tenerezza, ma anche per la sua forza immane). Quindi si può notare la somiglianza delle situazioni che andranno a "legare" Takeshi e Yui.
Si tratta di un romanzo che affronta molti temi, ci porta a ragionare sul valore della vita, sulla sua perdita, e su quanto è sottile il filo della felicità e quanto questa è fragile. La morte e il senso di perdita sono dei tratti predominanti nel romanzo. Tutte le persone che il lettore andrà a conoscere, hanno subito un lutto, ma non sempre dovuto allo Tsunami. Infatti le vite dei due protagonisti principali saranno arricchite dalla conoscenza di queste persone. 

Immagine reale del "Telefono del Vento"

Era un atto di pura fiducia alzare la cornetta, far sciacquare le dita nei dieci piccoli fori, e nonostante il silenzio che si divaricava, parlare. Ecco, la chiave era proprio la fiducia!






Tuttavia c'è un grande messaggio nascosto in questo simbolo di collegamento tra il nostro mondo e l'Aldilà.  Però, siccome non voglio sviarvi non svelerò la conclusione a cui io sono arrivato. Ogni libro va interpretato diversamente leggendolo.
Il libro si legge molto velocemente e la storia scorre molto fluida, senza forzature. I personaggi sono ben caratterizzati. L'autrice ci permette di conoscere quanto basta per riuscire a comprenderli.

Lo consiglio a tutte quelle persone che amano sognare e sperare, anche se con una bella dose di dolore.

Yui comprese che l’infelicità aveva sopra le ditate della gioia. Che dentro di noi teniamo premute le impronte delle persone che ci hanno insegnato ad amare, a essere ugualmente felici e infelici. Quelle pochissime persone che ci spiegano come distinguere i sentimenti, e come individuare le zone ibride che ci fanno anche soffrire, ma che ci rendono diversi. Speciali e diversi.


Giudizio: 4 su 5



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